Lo stelo scrive il magenta sul muro. Con gli ultimi bagliori di fuoco. Somiglia al sapore secco della marna. Al parto di una idea, un cespuglio di sole. Che mi consola del muschio.

La corte estense si diverte, Nuove carte, Ferrara 2017. Vesti e società dal XIII al XVI secolo.

Vanno le madri del Marocco. Con passeggini, carrelli della spesa. Puerpere e sonaglini, dicendo. Fatti non foste per scarrozzar virgulti. Ma per canoscere insulti e senescenza. Ahì, lasso quel tempo fausto. In cui, di soli accendini.

La giornata era stupenda, e la visita ai parenti dei pascoli alti si imponeva. Che gioia rivedere, dopo anni di lontananza forzata, le cugine Genziane, la Lutea e la Punctata! E che dire delle loro gemelline, le Genzianelle sbarazzine? Pubblicato da senza in 5 luglio 2015.

Al mio ritorno mi rifarò di tutte le letture perse. Le tue cose sono dove le hai lasciate. Troverai sul tavolo le lettere che mi hai scritto. Possono aiutarti a ricostruire quello che sei diventato. A mettere insieme i pezzi della ricerca che ti ha portato lontano da me. Le ho lette più volte.

La notte fuori era di vento. Il necessario intimo frusciare di lino bianco. Si alzò ancora con la scusa di non riuscire a riallacciare il sonno perso. Piedi scalzi passi soffici la separavano dal balcone.

In nome tuo è questa barca. Con un messaggio scritto sopra. Nel delta del mio mare. Si porta ancora gli urli. E il nome tuo che è come. Che mi guardi dal mondo. Così tanto, troppo umano. Venuti su in sacchi di plastica. Cosa ti sei fatto tu stesso. Senza più mani né occhi capaci. Di toccare il sensibile,. Sensibile al tocco, fratello mio ti chiedo. Entrare, rannicchiarmi in te, discreto.